“IL VINO NON SI BEVE SOLTANTO, SI ANNUSA, SI OSSERVA, SI GUSTA, SI SORSEGGIA E SE NE PARLA”. (EDOARDO VII)
Una giornata di inizio autunno, la pioggia battente, la distesa di vigneti e ulivi, là dove lo sguardo si perde dando spazio all’immaginazione, che porta al mare, elemento fondamentale per produrre un buon vino. E’ in corso di svolgimento una visita all’azienda agricola Casale del Giglio, fondata nel 1967 da Berardino Santarelli, ubicata nell’Agro Pontino in località Le Ferriere, Comune di Aprilia, in provincia di Latina, circa 50 km a sud di Roma. La famiglia proprietaria capisce sin da subito che quei terreni bonificati sono un territorio su cui creare ciò che per molti era impossibile. Un progetto con 60 diversi vitigni sperimentali, un’avventura complessa e rischiosa, di cui diviene interprete l’enologo dell’azienda Paolo Tiefenthaler. Protagoniste sono le uve rosse Syrah e Petit Verdot e quelle bianche Sauvignon, Viognier e Petit Manseng, che danno vita a diverse etichette di vini conosciuti in Italia e nel mondo, di cui Syrah e il Satrico sono i capostipiti. I modelli di coltivazione viticola sono quelli praticati a Bordeaux, in Australia e in California, territori esposti all’influenza della costa, esattamente come l’Agro Pontino, che beneficia dell’influenza del Mar Tirreno. L’azienda ha provveduto a riconvertire a filari tutti i suoi 180 ettari di vigneto e a introdurre nuove varietà.
L’attuale produzione offre una gamma di 23 prodotti (bianchi, rosati e rossi, una vendemmia tardiva, tre grappe e un olio extra vergine). L’azienda è in continua evoluzione e, mancando una bollicina di pregio, ha preso in affitto ad Accumuli (colpita da un grave terremoto) un terreno che permetterà di risollevare il Comune dopo la tragedia naturale e di coltivare il vitigno giusto per una futura bollicina che si aggiungerà alla prestigiosa famiglia di vini. In questo territorio sono stati piantati vitigni di uva Pecorino che, grazie all’ottimo clima, le escursioni termiche e le alture, permetteranno di avere prossimamente la base per le bollicine.
Il vigneto di Casale del Giglio è assistito da un impianto a gocce, un sistema automatizzato che rileva nello specifico il grado di umidità del sottosuolo e in base a quello decide quanto irrigare. Il terreno dei vigneti è molto variegato, una parte è vulcanica e l’altra è cretosa, il sistema a gocce è fondamentale per soddisfare le diverse esigenze del vitigno. Si preferisce raccogliere l’uva di notte, perché così il grappolo non si stressa con le alte temperature. In passato nel vino si aggiungeva del miele per renderlo più dolce e meno acido, poi si scoprì che posizionandolo in contenitori di piombo, ne si migliorava il gusto e lo si rendeva più soave. La prima uva che viene raccolta è quella matura per il vino, questo insegna ad aspettare, solo quando l’uva sarà pronta potrà trasformarsi in un ottimo vino. La maturazione viene dettata da due fattori importanti: il grado zuccherino e quello di acidità.
Si pratica Il “batonnage”, una tecnica che consiste nel “rimescolare” le fecce fini alla massa del vino in affinamento nelle barrique, allo scopo di conferire più complessità olfattiva e una maggiore intensità palatale ai vini. È un passaggio importante soprattutto per i vini bianchi e alcuni rossi. Si tratta di una tecnica che utilizza un attrezzo o un bastone il cui movimento permette di agitare il vino, e far quindi risalire la feccia depositatasi precedentemente sul fondo del recipiente. Grazie a questo sistema innovativo i cantinieri possono agevolmente girare a mano le botti ogni due o tre giorni, per i primi tre mesi di vita del vino, rimettendo in moto i lieviti. Inoltre, questo procedimento si dimostra utile per ridurre le scolmature della barrique. Anche se la botte è tappata infatti il vino è soggetto a una minima evaporazione ed è quindi necessario rabboccarlo.
Per Casale del Giglio è fondamentale il legame tra l’archeologia e il vino, infatti accanto alla viticoltura, l’azienda segue da tempo il progetto archeologico “Satricum”, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, con l’Università di Amsterdam e i Comuni di Aprilia, Latina e Nettuno. Gli scavi hanno consentito l’individuazione della Via Sacra, che conduceva al Tempio della “Mater Matuta” ed il ritrovamento di un calice in ceramica usato per il vino risalente al V secolo a.C. La storia degli scavi di Satricum inizia nel 1896 quando si scoprirono sulla collina di Le Ferriere i resti del tempio dedicato appunto alla dea Mater Matuta. Il vino Satrico è dedicato proprio a questa area archeologica. Casale del Giglio ha un particolare legame affettivo con la città di Amatrice, provengono da queste terre il fondatore dell’azienda Dino Santarelli e la signora Ernesta D’Orazio, sua moglie. Oggi Antonio Santarelli, figlio di Dino, continua la tradizione di famiglia.
La visita dell’azienda è guidata dal sommelier Sergio Gobbi, e si snoda tra i vigneti visti da terra e poi dall’alto, salendo sulla terrazza del Casale, dove si ammira la verde distesa di vitigni che porta alla via del Giglio, da qui il nome del Casale. Si passa tra i vini e le botti nel sottosuolo, spolverando anche le etichette d’annata che hanno fatto la storia dell’azienda. Il tour si conclude con una degustazione di vini dove l’olfatto e il gusto viaggiano, attraverso i calici, sorso dopo sorso, tra alcuni vigneti bianchi e rossi firmati Casale del Giglio come, tra i prodotti di punta:
– Petit Manseng
– Antinoo (blend di Viognier e Chardonnay)
– Anthium (vitigno Bellone)
– Matidia (con uve di Cesanese )
– Mater Matuta (con uve di Syrah e Petit Verdot)
– Tempranijo (con uve Tempranillo al 100%)
A cura di Filly Di Somma
A cura di Filly Di Somma