Chi ricorda un bel film del 2004 dal titolo Sideaways – In viaggio con Jack? L’attore principale, anche se non figurava ufficialmente nel cast, era un vero divo, bello e (quasi) impossibile…. Non c’è scena del film, ambientato nella Santa Ynez Valley in California, in cui non sia protagonista, tanto da adombrare il ruolo degli altri interpreti in carne e ossa.
Eh si, perché il nostro è un attore allo stato liquido, anzi vinoso, quel Pinot Nero che, proprio grazie al successo inaspettato della pellicola, vide incrementare le proprie vendite e quotazioni, nonché il flusso turistico dei pellegrini enofili nelle zone consacrate a questo vitigno. Ma perché il Pinot Nero è così prezioso e ricercato? Forse perché ha un carattere difficile e un po’ snob, dato che costituisce la base dello champagne (vinificato in bianco) e di innumerevoli grandi vini prodotti dalle più blasonate maison della Borgogna, vedi Romanée Conti o Chambertin Richebourg?
Il termine Pinot pare derivare da “piccola pigna” a significare le modeste dimensioni del grappolo che presenta acini molto fitti da sembrare le squame di una pigna.
In Italia la sua coltivazione è molto antica, citata da Columella e Plinio il Vecchio nelle loro opere, annotata nei secoli e in particolare nei trattati dei primi dell’800: le aree più vocate sono la Franciacorta, il Veneto, l’Oltrepò Pavese, il Trentino Alto Adige (dove viene chiamato in lingua austriaca Blauburgunder) e alcune zone della Toscana. Di tutti i vitigni a bacca rossa del mondo viene considerato tra i più nobili e ostici da realizzare, almeno quanto il Nebbiolo.
La vinificazione in rosso al suo optimum dà un vino delicato, di grande classe, che varia di annata in annata e mette a dura prova anche gli agronomi ed enologi più scaltriti. Sia perché richiede condizioni climatiche idonee per esprimere al meglio le sue potenzialità (un clima fresco per consentire una maturazione lenta) ed anche per via della sua instabilità genetica, ovvero una facilità di mutazione che rappresenta sempre una sfida assai impegnativa. Non è un caso quindi che i prodotti di alta qualità siano pochi, mentre abbondano gli esempi di qualità mediocre e, addirittura, bassa.
Il Pinot Nero ha un colore rosso rubino trasparente che non è mai troppo marcato, con una buccia sottile. Ha un’ottima acidità e buon tenore alcolico. Può essere degustato giovane ma anche invecchiato (barrique). E’ intenso e persistente all’olfattiva in cui si riconoscono nettamente profumi di frutti di bosco (ribes e mirtillo) e note di vaniglia e tabacco. Alla gustativa è secco con giusta freschezza, tannini delicati e morbidi.
Gli abbinamenti ottimali sono la selvaggina, l’agnello da latte, il coniglio, gli arrosti in genere e formaggi stagionati.
Di Mauro Del Carlo