E’ ufficiale: ci stiamo orientalizzando. Legittimo pensare che si tratti solo di una moda passeggera ma, a conti fatti, sembrerebbe proprio qualcosa di più radicalizzato. Basta guardarsi intorno: ovunque proliferano ristoranti di cucina giapponese, indiana, thai, vietnamita e via dicendo; in qualsiasi ipermercato è possibile trovare alimenti di origine orientale, per non parlare dell’autentico boom di stoviglie, utensili, oggetti, suppellettili e quant’altro appartenenti all’arte della tavola e dell’arredo, in particolare del Sol Levante. Senza andare tanto lontano, chi di noi non si trova ad avere in casa almeno uno tra letto futon, lampade di carta di riso, stuoiette in bambù, wok, bacchette e ciotoline, complice anche la tendenza imposta da un noto rivenditore svedese di complementi per la casa…?! Oppure, non si è provato a studiare con cura i colori e la disposizione degli arredi per la propria stanza da letto in modo di attrarre solo energie positive? Zen e feng shui vanno forte nell’arredamento… E in cucina, quale sarà il futuro del cibo? A pezzettini, ovviamente. E cotto in modo molto rapido. L’approdo sui mercati europei di sistemi di cottura alternativi come il vapore, la piastra o la pietra lavica sembrano confermare il trend. Amanti dello stracotto o della lasagna, iniziate a preoccuparvi? Non è il caso. Ben vengano cucine più leggere e veloci, per due motivi: uno, se ne acquista in salute; due, giova all’ambiente. Il tutto senza penalizzare in alcun modo il gusto che, semmai, ne esce più che gratificato, grazie alla fragranza dei sapori e al maggior uso di aromi e spezie. Nella contaminazione con la nostra tradizione, poi, cucina orientale all’italiana vuol dire maggiore attenzione nella scelta della materia prima (e qui non c’è che l’imbarazzo…) a beneficio soprattutto delle verdure che, da semplice contorno, rubano il ruolo di protagoniste a carne e pesce. Leggerezza, salubrità, sostenibilità: la cucina del futuro è già tra noi. E non spaventa notare come in molti già stiano accantonando le vecchie opulente tradizioni per abbracciarla. Dai party domestici alla cena della vigilia delle feste la scelta vira in modo originale sempre più verso il sushi e la cucina esotica: un modo per rinverdire le tradizioni, divertirsi e, soprattutto, evitare quelle maratone a tavola che finiscono sistematicamente nello spreco giustificato di cibo.
Dalla cucina di casa alla ristorazione, dove imperversano contaminazioni di sapori nostrani con spezie, erbe e radici orientali – curcuma, cren, zenzero, ma anche miso e salsa di soia – fino alle diete made in fareast, come veganismo, raw food (ovvero cibo nudo e crudo, senza alcun tipo di cottura), zuppe e tisane mania. È provato, infatti, che alimenti come il sushi e il sashimi siano perfetti in una dieta ipocalorica bilanciata, grazie all’assenza di condimenti e alla ricchezza di Omega 3 e iodio che garantiscono il corretto funzionamento della tiroide e del sistema cardiovascolare, come pure è stata dimostrata l’efficacia di spezie tipo la curcuma che, grazie alla curcumina, favorisce il rinnovamento cellulare e quindi previene l’insorgenza di malattie tumorali. Al di là di mode da vip e fanatismi salutistici, che la cucina orientale abbia validi aspetti positivi è indubbio, ma non è per questo tempo di demonizzare la nostra, soprattutto senza averne prima indagato a fondo vizi e virtù. Anche la cucina orientale, infatti, mostra il fianco ad alcuni comportamenti non proprio sani e eco-friendly: in primis, un consumo eccessivo di alcune specie di pesce, come il tonno rosso e il salmone atlantico, decisamente sovrasfruttati e per i quali verrà presto riconosciuto lo status di specie a rischio estinzione; secondo, il crescente rischio di Anisakidosi nel consumo di pesce crudo, ovvero la parassitosi causata dall’ingestione accidentale di una larva che continua a vivere nelle carni dell’animale e che, se non correttamente uccisa prima del consumo tramite abbattimento termico o cottura, può insediarsi nell’intestino umano; terzo, e a questo forse non ci si era ancora pensato, l’ampio consumo di riso, una coltivazione che “risucchia” fino a un terzo di acqua dolce del pianeta. Senza contare, infine, che le cucine orientali tradizionali sono tra le maggiori utilizzatrici della frittura, un metodo di cottura non particolarmente sano (soprattutto perché l’olio utilizzato non è mai quello unanimamente riconosciuto salutare qual è l’olio extravergine d’oliva) e tantomeno sostenibile a livello di emissioni e scarti (l’olio esausto, se disperso, è altamente inquinante). Ma allora, qual è il segreto degli orientali a tavola? Semplice: mangiare poco, leggero e spesso. Quindi, più che focalizzarsi sul consumo di alimenti provenienti dall’Oriente – andando tra l’altro contro qualsiasi norma del buon senso e del km zero – quello che potremmo mutuare dai buongustai con gli occhi a mandorla è invece un’essenziale regola base dell’alimentazione. Poche semplici attenzioni che suggeriscono di non appesantirsi con un numero di portate eccessivo; preferire a un piatto di carne un piatto di legumi o di pesce; includere sempre nei pasti una ricca porzione di verdura e frutta, cruda o cotta in modo rapido e delicato per evitare la dispersione delle sostanze nutritive; ridurre il consumo di sale in favore di spezie e erbe aromatiche e di aumentare l’apporto di fibre. Vi ricorda qualcosa? Non sembrano proprio le norme della nostra occidentalissima dieta mediterranea? Eppure, c’è stato bisogno di andare verso Est per ritrovarla…
Anche il wellness guarda a Est
L’orientalizzazione dei costumi non poteva non toccare un altro importante aspetto della vita quotidiana: lo sport. Già da qualche anno si stava assistendo alla diffusione di arti marziali e discipline orientali, dal karate alla kickboxing. Ma da allora qualcosa sembra essere ulteriormente cambiato: si è fatto strada un concetto di attività fisica sempre meno aerobico e molto più concentrato sulla resistenza ed il controllo dei movimenti, tipico di discipline come il tai chi, il jujitsu, l’aikido o il nuovissimo shinkido. Un concetto di ginnastica (apparentemente) soft che non stressa muscoli e articolazioni, ma permette di mantenersi in forma attraverso il contatto con la propria fisicità, cui si vanno affiancando le terapie dolci di massaggi (shiatsu, cinese, thai, vietnamita) e ginnastica passiva. Insomma, sempre meno corpo e fatica, sempre più mente e benessere. In perfetto stile orientale.