L’Italia e’ il “Bel” ma soprattutto il “Buon Paese”, rinomato in tutto il mondo per il suo gusto raffinato, i prodotti tipici, le specialità culinarie che ogni Paese ci invidia, al punto di arrivare a contraffarle, immettendo sul mercato ingenti quantità di prodotti alimentari che, con immagini, nomi e colori, evocano quelli originali italiani. E’ proprio questo il fenomeno che sta seriamente danneggiando il mercato tricolore, il cosiddetto “Italian Sounding”, che smercia all’estero prodotti assolutamente estranei alle tradizioni e al gusto del Made in Italy. Italianità significa bontà, qualità, semplicità: tutte caratteristiche che esercitano una forte attrazione sui consumatori, i quali quindi tendono ad acquistare prodotti alimentari che presentano delle similitudini ma non hanno nulla a che vedere con quelli autentici italiani a marchio DOP e IGP.
Questi due marchi comunitari rappresentano il principale strumento per identificare e distinguere le produzioni legate ai territori e tutelare la tipicita’ dei prodotti dalle imitazioni. Purtoppo, pero’, questa contraffazione imitativa che si sviluppa sia all’interno della stessa Unione Europea, sia in altre zone del mondo, in particolare nel Nord America, colpisce gran parte dei prodotti italiani del settore agroalimentare, anche se protetti da indicazioni geografiche o denominazioni di origine. I bersagli piu’ colpiti sono i formaggi, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino Romano, i sughi nostrani, le conserve di pomodoro, come il San Marzano, l’olio extravergine di oliva, l’aceto balsamico di Modena, ma non finisce qui, la lista di prodotti “fake” probabilmente e’ ben piu’ lunga. Per fortuna non manca chi denuncia questo falso Made in Italy e si preoccupa di mettere il piu’ possibile in evidenza tutti quei prodotti che, a ragione, posso essere definiti “tarocchi”. In particolare, la Coldiretti Toscana ha messo in pratica una gran bella idea: il primo “Salone degli inganni made in Tuscany” a Firenze. A partire dal “Tuscan Moon Sangiovese” prodotto in California, per proseguire con il “Traditional basil pesto” from Pennsylvania, e per chiudere in bellezza, non poteva mancare l’olio extravergine di oliva dalle apparenze laziali, ma di provenienza spagnola. Una vera e propria vetrina di prodotti taroccati, attraverso cui la Coldiretti vuole sottolineare la gravita’ del fenomeno, che continua ad espandersi e si arricchisce a scapito del Made in Italy, approfittando del nome e della fama di cui i prodotti italiani godono nel mondo.
Soprattutto ultimamente questo fenomeno si e’ rivelato molto diffuso, ma la notizia sconcertante e’ che l’Italian Sounding supera il Made in Italy, il quale registra perdite molto consistenti. La vendita delle imitazioni risulta essere maggiore rispetto a quella dei veri prodotti italiani e il danno al fatturato del Made in Italy agroalimentare e’ salito alle stelle e continua a crescere in modo esponenziale. La Confagricoltura, davanti a questi dati inquietanti, avanza nuove proposte di intervento per tutelare i prodotti nostrani registrati e pretende nuove regole sull’etichettatura. Occorrono campagne informative ed iniziative di promozione, secondo Confagri, per far capire alla clientela straniera la differenza sostanziale tra prodotti di qualità certificata e quelli contraffatti. Questa potrebbe essere una tra le soluzioni per permettere alle aziende italiane di riappropriarsi delle zone che sono ormai di dominio dell’Italian Sounding. Perché, sara’ anche vero che l’Italian Sounding batte il Made in Italy, ma è altrettanto innegabile che il gusto, la tradizione e la qualita’ di alcuni dei nostri prodotti non sono nè replicabili nè fungibili, e questo è un dato di fatto di cui essere “patriotticamente” fieri.