Benessere, sapore e internazionalità, questo è il Poke, la nuova passione food arrivata dalle Hawaii e racchiusa in una ciotola (poke bowl). Da un lato il sushi e il pesce crudo, declinati in diverse preparazioni, dall’altro le power bowl americane a base di yogurt, frutta, cereali e semi.
È una pietanza fredda e di facilissima preparazione. Nasce come un piatto povero dei pescatori, che lo inventarono tagliando a pezzetti il pesce crudo appena pescato e accompagnandolo con gli ingredienti disponibili. È un alleato della dieta, le calorie sono pochissime, è molto equilibrato, contiene proteine e carboidrati. Un po’ insalata, un po’ sushi, è colorato e saporito. La parola “poh-kay” in hawaiano significa “tagliato a cubetti” ecco quindi un’insalata di pesce a cubetti e riso, perché il pesce crudo nel piatto hawaiano è l’ingrediente principale. Tanta verdura, avocado, mango e diversi tipi di salse tra cui scegliere. Il pesce è in genere tonno o piovra, anche se è molto diffusa la versione con il salmone. In abbinamento si uniscono verdure e cipolla, senza dimenticare spezie e peperoncino.
Il pesce deve essere freschissimo e anche il taglio deve rispettare certi canoni affinché non ci siano spine, lische e squame ed è importante che la carne sia particolarmente tenera. Si comincia tagliando il pesce a tocchetti, non troppo grandi e non troppo piccoli, e di una certa consistenza, come se fossero dei bocconcini. Poi, si passa a condire il pesce con l’olio di sesamo e la salsa di soia. Si trita la cipolla bianca molto finemente e la si aggiunge al pesce, poi si tagliano l’avocado e l’erba cipollina e si compone il piatto. Altro ingrediente immancabile è l’avocado anche questo da tagliare a cubetti delle stesse dimensioni di quelli del pesce. Abbinamenti sono pure gli “edamame”, fagioli di soia, basta sbollentarli o cuocerli a vapore e aggiungerli al resto, oppure utilizzare dei semplici pisellini. Per dare un po’ di croccantezza al piatto si usano dei semini misti, piccoli cubetti di cetriolo, carote, ravanelli e verdure crude, oppure la frutta per un tocco ancora più esotico. Il mango è l’ideale, non troppo maturo e, ovviamente, tagliato a cubetti. Per trasformare il poke in un finger food, si può avvolgere il tutto con un’alga nori e ottenere così una sorta di involtino. Ottima anche la versione con la carta di riso.
A Roma sono numerosi i “Poke Restaurant” che hanno aperto negli ultimi anni.
Mama Pokè , a Prati e all’EUR, è il posto ideale. Arredo minimalista, servizio di take away la possibilità di sedersi in uno dei tavoli a disposizione e ordinare il proprio poke preferito. Il menù è suddiviso in due diverse sezioni, una con le proposte dello chef e l’altra con le varie opzioni per personalizzare la propria ciotola; si può scegliere la base (riso o quinoa), il pesce (salmone, tonno e quant’altro), i vari condimenti e il topping, il tutto contenuto all’interno di ciotole di due dimensioni diverse: quella normale e quella extra large
Ami Pokè è considerato l’apripista dei Poke bar a Roma, tanto che dopo il successo della sua sede in via della Madonna dei Monti ne ha quasi subito aperto una seconda in via Flaminia, in zona Ponte Milvio. Offre ai suoi clienti la possibilità di scegliere a piacimento gli ingredienti, diversi tipi di riso e pesce. In alternativa, sono disponibili diversi Poke pensati appositamente dallo chef.
Il termine che dà il nome al locale del Flaminio, Mahalo, deriva dalla cultura hawaiana e significa, letteralmente “gratitudine”. Gli stessi arredi e l’atmosfera che si respira all’interno riescono a trasmettere la sensazione di trovarsi nel bel mezzo del Pacifico, in qualche isola tropicale. Nel menù si possono trovare gli involtini tipici hawaiani con salmone o carpaccio di polpo. La peculiarità è che le varie combinazioni di ingredienti sono disponibili solo alla carta e non è possibile riempire la ciotola a proprio piacimento, in compenso le alternative sono particolarmente ricercate, da veri gourmet.