L’arrivo dell’estate rappresenta il momento più propizio per scoprire l’affascinante mondo delle bollicine rosé. Questa particolare tipologia, che già dall’esame visivo seduce e lusinga per cromatismi ed aromi intriganti, da prodotto di nicchia negli ultimi anni sta letteralmente esplodendo come il tappo che libera i suoi compositi e gentili bouquet, tipici della fermentazione in bottiglia. Lo spumante rosé nasce in Champagne, regione piuttosto nordica per la coltivazione di vitigni da bacca rossa ma capace di dare vita ad un prodotto ai vertici della qualità, nonostante le numerose criticità dovute soprattutto ai processi di maturazione. In Italia la coltivazione e produzione dello spumante rosé si concentra soprattutto nell’area collinare della Franciacorta. L’origine del termine Franciacorta deriva da “Cortes Francae”, cioè dalla piccola comunità di monaci Benedettini insediatasi in alto Medioevo nelle colline vicino al lago d’Iseo, la quale godeva di particolari privilegi, in primis l’esenzione dai dazi per il trasporto delle merci in altri stati o possedimenti. Questo grazie alla meritevole attività dedita alla bonifica dei territori assegnati e all’educazione impartita ai contadini per migliorare la coltivazione dei campi e la resa dei raccolti. “Cortes” erano appunto i principali centri di commercio dell’epoca. Per il Franciacorta rosé il metodo di vinificazione stabilisce che le uve bianche Chardonnay e Pinot Bianco siano separate dalle uve rosse Pinot Nero e poi assemblate, altrimenti lo stesso Pinot Nero viene vinificato con il suo uvaggio base. Il disciplinare sancisce che in percentuale la presenza di Pinot Nero deve essere ad un livello minimo del 25%. Il Franciacorta rosé può essere anche millesimato, ovvero ottenuto da vini della stessa annata di vendemmia
Abbiamo degustato per voi:
Barone Pizzini – Franciacorta rosé. Uvaggio: Pinot Nero 80% Chardonnay 80%. All’esame visivo si presenta con perlage fino e persistente, brillante. Sapori di crosta di pane, melograno, buccia di cipolla, in bocca una pungente effervescenza che si combina alla perfezione con un’eccellente sapidità. Il Franciacorta rosé Docg 2008 della cantina Barone Pizzini si è appena aggiudicato il prestigioso IWC Organic Trophy di Londra, riservato al miglior vino biologico al mondo. Ferghettina – Franciacorta rosé 2006. Uvaggio: Pinot Nero 100%. Colore rosa tenue, sprigiona profumi di confetto, note di panificazione, melograno, pesca noce, fragolina di bosco, al palato si rivela morbido con una lieve vena sapida e fruttata. Passaggio di tre anni sui lieviti. Il Mosnel – Franciacorta rosé Pas Dosè Parosè 2006. Uvaggio: Pinot Nero 70% Chardonnay 30%. Sentori di buccia di cipolla, pane, pesca noce, minerali, passaggio in inox e barrique. Ricci Curbastro – Franciacorta Brut rosé. Uvaggio: Pinot Nero 80% Chardonnay 20%. Colore rosa chiaro, all’olfattiva sentori di ribes rosso, fragolina di bosco e melograno, fresco, sapido, passaggio in acciaio. Infine vorremmo parlare di un rosé prodotto (con metodo classico) in un’altra zona geografica, a breve distanza da Valdobbiadene, nella cantina di proprietà di Giancarlo Moretti Polegato, l’imprenditore della Geox. Ecco quella che è a nostro avviso davvero una grande Opera italiana: Opere Trevigiane Rosé Brut Villa Sandi – Uvaggio: Pinot Nero 100%. Il perlage è fine e persistente, le note fruttate intense, al palato è ben sostenuto dalla freschezza, la chiusura è secca, pulita, elegante. Gli abbinamenti gastronomici dei rosé in genere sono piuttosto versatili, accanto al pesce (anche di lago) le bollicine rosa si sposano al meglio con salumi (speck), verdure e funghi. Non è un caso che siano per questo associate a momenti speciali e di festa.
di Mauro Del Carlo