L’Expo si profila come evento straordinario per la sua portata planetaria rappresentata anche dalla dimensione veramente “global” del tema conduttore, il food. Secondo uno studio della Coldiretti alla rassegna internazionale di Milano sarà infatti possibile mangiare cibi assolutamente inediti, come la carne di coccodrillo, gli scorpioni (al meglio, pare, ricoperti di cioccolato!), le larve giganti, le cavallette e altre curiosità alimentari provenienti da ogni angolo del mondo.
Tra di essi cattura l’attenzione dei gourmet un’autentica prelibatezza come il pesce palla (fugu) che il governo giapponese ha concesso deroga di esportare solo per questa speciale occasione. Per la cronaca, in Italia questo pesce è vietatissimo dal 1992. Il fugu è un piatto tipico della tradizione nipponica, che gode di grande celebrità anche oltre il Sol Levante in quanto si tratta di un pesce mortalmente velenoso e quindi assai difficile da preparare. Alcuni organi di questo pesce (gonadi, pelle, intestino e soprattutto fegato) contengono Tetradotossina, una sostanza tossica 100 volte più potente del cianuro. Un milligrammo è sufficiente ad uccidere una persona: la tossina blocca la conduzione nervosa provocando paralisi, vomito, diarrea, convulsioni, blocco cardiorespiratorio, e morte. La sua pericolosità, suffragata dall’alto numero dei decessi, anche recenti, dovuti all’incauto consumo del fugu, non ha fatto altro che amplificare la fama di questo buffo (ma letale) pinnuto, tanto che addirittura la città di Osaka gli ha dedicato un museo.
L’aspetto grottesco del pesce si lega ad una funzione naturale comune a tutte le oltre 100 specie esistenti, ovvero la sua capacità, in caso di pericolo incombente, di gonfiarsi d’acqua come una palla coperta di piccoli aculei per spaventare i predatori.
Per poter preparare un fugu, piatto carissimo e destinato solo a chi può permetterselo, gli chef devono obbligatoriamente possedere una licenza conseguita dopo un duro corso sia teorico che pratico durante il quale i candidati imparano a riconoscerne le diverse specie e ad estrarne il veleno. L’abilità insuperata dei cuochi giapponesi consiste nel lasciare nel pesce la dose di tossina sufficiente a dare una leggera euforia e un po’ di formicolio alle labbra e alla lingua. Non troppa però, perché altrimenti si rischia la morte o una specie di trance irreversibile, in grado di trasformare una persona in una specie di zombie (!) Uno studio assai suggestivo condotto da uno studente dell’università di Harvard negli anni ’80, mai provato scientificamente, dimostrerebbe infatti la stretta correlazione fra il veleno ricavato dal pesce e le pratiche vodoo delle sacerdotesse mambo di Haiti.
Ma lasciamo perdere le stravaganze per passare all’assai più concreto e piacevole esperienza del gusto: in Giappone il fugu viene principalmente servito crudo come sashimi, affettato molto sottilmente con un particolare tipo di coltello, e preparato in una forma che – guardacaso – ricorda un fiore funebre come il crisantemo. Altre ricette popolari lo vedono bollito insieme ad ortaggi, oppure fritto ed accompagnato da sakè caldo.
Quindi coraggio!, chi non ha paura del pesce killer non si perda l’occasione unica di assaporare un piatto reso ancora più irresistibile dal brivido della trasgressione.