Secondo una significativa indagine effettuata qualche tempo fa da uno dei principali organismi indipendenti di certificazione e gestione dei rischi, e pubblicata da Coldiretti, il futuro dei consumi alimentari anche in Italia è nei prodotti verdi, etici e sostenibili. Le opinioni espresse sia dai consumatori interpellati che dalle imprese del settore, confermano che gli italiani al supermercato sono sempre più attenti a come vengono prodotti i cibi che acquistano: il 70% dà importanza agli aspetti etico-sociali mentre il 65% a quelli ambientali, e addirittura l’83% dà valore a una produzione con basse emissioni di CO2 (merci “Carbon free” o “Carbon neutral”) privilegiando l’acquisto di prodotti a km zero. Questo trend è confermato anche dalle aziende agroalimentari: l’83% ritiene che la considerazione dei temi ambientali ed etico-sociali tenderà a crescere e il 41% ha già in programma iniziative concrete per ridurre l’impatto ambientale. “I consumatori oltre alla qualità e sicurezza degli alimenti iniziano anche a considerare i temi della salvaguardia dell’ambiente, dell’etica sociale e più in generale della sostenibilità. I risultati di queste ricerche ne confermano l’importanza crescente nel loro sistema dei valori e nelle loro scelte d’acquisto.
Anche le imprese di conseguenza sono sintonizzate su questo trend nell’evoluzione delle strategie e dell’offerta”, ha affermato il food manager della fondazione. Il boom del cibo etico spinge gli acquisti di alimenti a km zero direttamente dalle aziende agricole che in Italia fanno segnare in controtendenza un notevole incremento del fatturato. Nel Belpaese sono cresciuti considerevolmente i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine dove è possibile comprare direttamente, ai quali si aggiungono i mercati degli agricoltori (farmers’ market) aperti dalla Coldiretti dove vengono offerti prodotti locali e di stagione a km zero. A livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla nostra tavola e spesso ci vuole più energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall’emissione di gas ed effetto serra. Secondo la Coldiretti consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a 1.000 chili di anidride carbonica l’anno. E’ stato ad esempio calcolato che un chilo di ciliegie dal Cile devono volare 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 chili di anidride carbonica, mentre l’uva dal Perù percorre quasi 11mila chilometri con un consumo di 6,5 chili di petrolio e l’emissione di 20,2 chili di anidride carbonica. Meditare, gente…
Aroma Bad-Food List: 10 cibi da evitare per scelta etica.
1) Il tonno rosso, a drammatico rischio estinzione. 2) Le aragoste e gli astici vivi, condannati ad una morte inutile e violenta. 3) I datteri di mare, la cui raccolta danneggia in modo irreversibile interi tratti di scogliera. 4) Il caviale, per il rischio estinzione degli storioni a causa del bracconaggio. 5) Il pescecane, la cui indiscriminata caccia (per la sua pinna, molto ricercata, specie dai gourmet cinesi) mette seriamente in pericolo la sopravvivenza della specie. 6) Il merluzzo del Mare del Nord, minacciato dalla pesca non regolamentata, al pari di quella delle balene. 7) La beccaccia, considerata specie in pericolo (riduzione compresa tra il 50 e il 75%), ormai prossima all’estinzione. 8) Il delfino, le cui carni sono tuttora purtroppo assai richieste dal mercato, in particolare dai giapponesi. 9) I cuori di palma, il cui consumo comporta l’abbattimento di un numero sproporzionato di piante. 10) Il foie gras quando frutto di un gavage estremo (e quindi doloroso per gli animali).