Tutti le cercano, tutti le vogliono. Perché, come AROMA ha già avuto modo di evidenziare in un numero dello scorso anno dedicato ad Alfonso Iaccarino (per il Baby di Roma) e Fabio Baldassarre (L’Altro Mastai) che nel 2006 hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento, ricevere una stella Michelin è per lo chef e la sua brigata e per il patron del ristorante il premio alla carriera più ambito.
I motivi sono due. Il primo perché nonostante abbia molti detrattori, la Guida Michelin resta il più importante, e storicamente il primo al mondo, manuale di viaggio per tutti coloro che amano la bella vita. Negli anni ‘60 e ‘70 era letta da pochi ricchi snob, mentre già da qualche anno, anche senza possedere auto di lusso e conti stellari in banca, l’edonista curioso la compra per avere un consiglio utile, un’indicazione sempre precisa.
Il secondo motivo è che questo volumetto rosso simile quasi ad un libro di preghiere per come è impaginato, testo sacro dai contenuti editoriali volutamente secchi e stringati, è considerato infallibile nei giudizi ma soprattutto è letto in tutto il mondo e questo, senza sborsare un euro di pubblicità, significa avere clienti soprattutto stranieri, che telefonano o mandano una mail per riservare un tavolo.
A conferma di ciò giungono le parole di Daniele Montano, maitre e direttore di sala de Il Pagliaccio, ristorante di Anthony Genovese e Marlon Lichtleche proprio nell’edizione attuale della “Rossa” ha ottenuto con merito la prima stella. “Le prenotazioni via mail, tutte confermate, sono salite del 60% senza aver fatto nulla di particolare”. La coppia Genovese-Lichtle – lui ai fornelli e lei, alsaziana doc, ai dolci – da tempo meritava la prima stella, per una cucina creativa e intelligente che con un menu alla carta abbordabilissimo – a conferma che non sempre bisogna indebitarsi per mangiare in un ristorante stellato – propone piatti semplici e raffinati come, tra le paste, “un’idea di pasta e fagioli”, i ravioli di cavolfiore e anguilla affumicata, e tra i secondi il baccalà croccante o il fegato alla griglia con crema di patate.
Più abituato al turismo straniero e soprattutto extraeuropeo è il Mirabelle, ristorante panoramico dell’Hotel Splendide Royal a due passi da via Veneto, che si è affermato come luogo d’incontro privilegiato, dov’è di casa il jet set italiano ed internazionale. Al settimo piano dell’albergo, le grandi vetrate si aprono su una terrazza dalla vista mozzafiato, che dagli edifici umbertini del Pinciano spazia fino al cuore di Roma.
Da Villa Medici a Trinità dei Monti fino a San Pietro e al Gianicolo, l’occhio è appagato quanto il palato, coccolatissimo dall’alta cucina di Giuseppe Sestito, Executive Chef di grandi qualità umane e professionali, maturate in ambito internazionale, che ha meritatamente preso la sua prima stella proprio quest’anno.
Il Pagliaccio, Via dei Banchi Vecchi, 129/a. Tel. 0668809595, www.ristoranteilpagliaccio.it, aperto a pranzo e cena. Chiuso: domenica e lunedì tutto il giorno, martedì a pranzo. Prezzo: menu degustazione da 55 euro, alla carta 75 euro.
Ristorante e American Bar Mirabelle, Via di Porta Pinciana, 14. Tel. 06421689, www.splendideroyal.com, aperto a pranzo e cena. Chiuso: mai. Prezzo: 120 euro
(pubblicato su Aroma di marzo/aprile 2007)