Anche la capitale ormai da qualche anno è rimasta incantata dalle sirene golose della Sicilia. Addentrarsi nella gastronomia siciliana è come fare un viaggio affascinante attraverso sapori, profumi e colori di una terra le cui tante dominazioni nei secoli hanno lasciato segni indelebili: monumenti, lingue e tradizioni. Una piacevole mistura di culture che si riflette soprattutto nella gastronomia, ricca di prodotti fragranti, spezie, sapori che stanno, così come la posizione dell’isola stessa, in equilibrio tra terra e mare. Non si può parlare di cucina siciliana come unica entità, la stessa isola ha una personalità prismatica, l’entroterra e la costa, la Sicilia orientale e quella occidentale, sembrano tutte regioni diverse, con tipicità culinarie differenti e paesaggi naturali e artistici che sono una vera e propria tavolozza di colori.
La parte orientale dell’isola si caratterizza per l’uso in primo piano dei prodotti naturali, che provengono dalla terra, elaborati il meno possibile. Una volta culla della Magna Grecia, la Sicilia orientale ha tuttora molte affinità con i piatti della cucina ellenica, soprattutto se si pensa agli ortaggi, sempre protagonisti: melanzane, cetrioli, pomodori ma anche l’origano, le olive e l’olio d’oliva usato sempre con generosità. Alla sobria eleganza dei templi classici si sostituiscono le raffinatezze e ricchezze da “mille e una notte” tipiche della tradizione araba espressa in tutto il suo splendore nella città di Palermo. È agli Arabi che si deve l’introduzione di spezie come la cannella e lo zafferano, degli agrumi, dello zucchero, del cous cous e del riso che qui ha diverse cotture rispetto al nord Italia. Regina della tavola è la pasticceria siciliana che ha avuto origine all’interno dei luoghi di fede costruiti dai monaci. Un esempio su tutti la frutta martorana (frutta di marzapane), che prende il nome dall’omonimo monastero. Non da meno sono il gelato, la granita e la cassata, ormai diffusissimi e prodotti anche a livello industriale ovunque. Roma decide di essere palcoscenico di questo spettacolo goloso con i vari ristoranti, pasticcerie e gelaterie, che portano in tavola sapori di una terra piena di storia e seduzione.
Tra i serpeggianti vicoli di Roma al civico 83 di via di Panico, il fastoso palazzo Taverna ospita il ristorante “Capricci Siciliani“, stessa proprietà del mitico Da Nino a Letojanni. L’atmosfera è calda e accogliente grazie anche all’ospitalità dei proprietari Tiziana Colonna e Nello Sturniolo che reinterpretano il filone classico con piatti creativi, fedeli però alla tradizione dell’isola. Tra le tante ricette si ricordano gli antipasti di pesce crudo con polpette di neonata, la pasta alle sarde, il carpaccio di polpo, i franceschini (calamaretti fritti), i fusilli al ferretto con pesto di mandorle e l’insalata catalana.
“Siciliainbocca” è un’importante realtà a Roma della cucina isolana rappresentata in due ristoranti, entrambi in punti strategici della capitale. è arredato in puro stile isolano con ceramiche di Caltagirone dipinte a mano, teste di moro, quadri che ritraggono la Vuccirìa (storico mercato di Palermo), riproduzioni di quadri di Guttuso. Il menù offre ricette prevalentemente di provenienza palermitana.
Tra gli antipasti figurano: caponata di melanzane, primo sale caldo all’acciuga, tra i primi: “paista c’anjuova” palermitana ovvero pasta con le sarde. Il ristorante offre ogni giorno pesce fresco cucinato in maniera impeccabile, da non perdersi la parentesi finale dei dolci tipici come la classicissima cassata, la torta di ricotta e pere e la pasta alle mandorle. Della stessa proprietà di Siciliainbocca alle pendici del Gianicolo, “Isole di Sicilia” rievoca gli scenari ed i profumi della culla del Mediterraneo, terra di tradizioni marinare e contadine, qui fedelmente trasposte in un menù ricco di proposte fresche ed invitanti: risotto agli agrumi con gamberetti, spaccatelle alla Norma con ricotta infornata, seppie al salmoriglio e salsiccia di maialino al carbone.
Nel 1910 al teatro Metastasio di Roma venne messa in scena una delle opere meno rappresentate dal panorama teatrale italiano: “Lumìe di Sicilia” di Luigi Pirandello. Negli stessi anni a Roma aprì i battenti il ristorante siciliano intitolato all’opera pirandelliana, a rievocare quel frutto, la lumìa, così puro, il cui profumo simboleggia il legame ombelicale con la terra. Il locale è inondato dai colori solari della Trinacria con ceramiche, carretti e pupi. Ricca la proposta del menù: pasta con le sarde al pomodoro, (tipica versione della zona di Messina e Enna), baccalà alla messinese e involtini di pesce spada. La bandiera gastronomica siciliana è saldamente piantata alla Collina Fleming, dove da anni “La Norma” esprime tutto il meglio del repertorio regionale: pasta con le sarde (c’è chi viene apposta), spaghetti Vecchia Taormina (broccoli, mollica, alicette, peperoncino), gran misto Egadi, scaloppine con Malvasia e mandorle tostate e dolci autoctoni come cannoli di Erice, cassate e mousse al cedro.
In via Nocera Umbra trova il suo spazio siciliano (trapanese nello specifico) “La Giarra”, un ristorantino dall’atmosfera familiare. Pochi coperti, quanto basta per fare una cucina di mare “di casa” fondata essenzialmente sulla qualità/freschezza delle materie prime. Ottimo il tonno battuto all’asta in terra siciliana. Alcune proposte: sarde a beccafico, caponata, pasta alla Norma, gelato al gelsomino.
A Trastevere, quartiere tutto abbacchi e fettuccine, l’appuntamento goloso questa volta è con la cucina della “Gensola”, che rielabora il repertorio siciliano con idee sfiziose e divertenti tipo tonno alla licatese (con indivia, capperi, cipolla di Tropea e uvetta), filetto di San Pietro con insalata pantesca (capperi, olive, pomodoro e cipolla), coda di rospo alla lampedusana (capperi, cipolla, salvia), cassata direttamente dall’isola e deliziosi cannoli fatti in casa dal bravissimo Claudio.
Se ci si allontana dal centro, verso piazza Bologna “Mizzica” è un punto di riferimento fondamentale per la pasticceria e la rosticceria siciliana. Qui è tutto autenticamente catanese, dal personale di servizio, agli arancini, ai cannoli di ricotta, i biscotti di mandorla, le paste al pistacchio, la frutta martorana, le granite, le cartocciate.
Rimanendo in zona, a via Catania (anche la strada richiama la Sicilia!), sorge il ristorante “Bellini”, dedicato al grande musicista catanese. Elegante, luci soffuse, ricrea l’atmosfera magica dell’isola dalle tradizioni antichissime, molto suggestiva ad esempio la figura cristiana dipinta sulla parete. Il menù prevalentemente a base di pesce è compilato secondo la stagionalità dei prodotti, quasi tutti importati direttamente dall’isola. Il servizio è solerte e puntuale e sempre pronto a consigliare la clientela con il giusto abbinamento cibo-vino.
In risposta a “Bellini” e “Mizzica” l’esperienza palermitana suggerisce la pasticceria “Nobel”, dietro P.le Re di Roma. Il nome ambizioso non delude le aspettative: le specialità sia dolci che salate sono da premio, come i cannoli preparati con la ricotta di Agrigento. Questa piccola bottega siciliana propone cassate, dolci alle mandorle, arancini, ravazzate e panelle.
Una rivisitazione moderna della tradizione del gelato artigianale siciliano la sperimenta con grande professionalità la gelateria “Gelarmony”, delle famiglie Ricci e Russo. Con 60 tipi di gusti propone il gelato anche in chiave inedita: gelato come base per un aperitivo ma anche gelato alla soia, gelato per celiaci in gusti originali come cioccolato e arancia, vino e castagne…
Proprio accanto troviamo “Mondo Arancina”, devoto alla rosticceria siciliana ed in particolare alle arancine della tradizione preparate con ripieni ricchi e sfiziosi: broccoli e salsiccia, mozzarella e zafferano, tonno e pomodoro e tanti altri. Il golosario comprende anche la pizza messinese e, per chi non rinuncia alla dolcezza, pure cannoli e cassate da leccarsi i baffi.
Tornando in centro, al rione Monti sorge “Ciuri Ciuri”. Qui la tradizione dolciaria, trapanese per la precisione, viene da lontano risalendo al 1948 quando il signor Ignazio decise di mettere sù un carrettino per la vendita di gelati. Da allora sono passati 50 anni, ma la voglia di divulgare il verbo goloso siciliano è ancora forte, infatti il nipote – anche lui con lo stesso nome – raccoglie il testimone portando con sé il retaggio di tradizioni e sapori della sua terra. I dolci sono preparati con ingredienti esclusivamente siciliani come la cioccolata di Modica, i pistacchi di Bronte, le mandorle di Avola e la frutta martorana. Una realtà aziendale strutturata è rappresentata invece dalle gelaterie della famiglia di Noto, presenti ormai in tutta Italia, con tre negozi in Roma. Producono oltre 500 gusti, tra cui il cioccolato al peperoncino, fichidindia, pistacchio, e il gelso fatto con i frutti provenienti dal terreno di proprietà della famiglia nella zona di Nebrodi.
Infine in breve vorremmo ricordare la famosa Pasticceria Siciliana di Piazza Pio XI e la Pasticceria Dagnino, altri templi golosi innalzati alla Trinacria, e l’Arte della Sicilia, degna rappresentanza romana della migliore tradizione dolciaria regionale.
(pubblicato su Aroma di luglio/agosto 2008)