Lucio Licinio Lucullo, luogotenente di Silla, fu un generale abile e ambizioso. Dopo aver partecipato alla guerra contro Mitridate e condotto i suoi soldati di vittoria in vittoria, Lucullo si ritirò dalla vita pubblica per godersi i frutti del cospicuo bottino saccheggiato in Oriente. Le sue splendide dimore, come la Villa di Miseno e il palazzo del Pincio, famoso in tutta Roma per i favolosi giardini di ciliegi, da lui stesso importati dalle terre conquistate, divennero presto la superba cornice di proverbiali banchetti che ancora oggi richiamano alla mente, con l’aggettivo “luculliano”, l’idea di fasto e opulenza.
All’appuntamento con uno dei più sontuosi convivium allestito, come ci racconta Plutarco, proprio nella villa di Lucullo, non poteva certo mancare il jet-set della società romana del tempo: accanto a Cicerone, l’avvocato del momento, intravediamo – in una solenne parata di nomi illustri – Pompeo il Grande e i più raffinati gourmet del tempo, desiderosi di intingere il palato nelle ricche ed elaborate vivande della tavola luculliana. Cicerone in quella occasione sostenne che la fama di buongustaio di Lucullo fosse del tutto immeritata perché frutto dell’invenzione popolare o di pose esteriori piuttosto che di una solida cultura gastronomica. Quindi provocò il generale con una scommessa: i cuochi, senza preavviso da parte del padrone di casa, si sarebbero fatti cogliere completamente impreparati senza riuscire ad organizzare una cena adeguata ad ospiti di rango così elevato. L’anfitrione rilanciò la sfida, invitando a sorpresa gli avventori nella sala di Apollo.
Per gli chef ed il personale dell’impenitente ghiottone si trattava di un messaggio in codice: la sala di Apollo era infatti rinomata per l’abbondanza e la qualità eccelsa dei cibi offerti ai commensali. Lucullo vinse la scommessa e la crema della società romana partecipò tutta ad uno dei più ricchi banchetti che la storia ricordi.
Un’altra leggenda narra che, avendo sentito che il padrone non avrebbe avuto invitati per la serata, un servo imbandì la tavola solo per uno. Lucullo lo rimproverò dicendo: “Cosa?! Non sai dunque che oggi Lucullo cena con Lucullo?”
(pubblicato su Aroma di luglio/agosto 2009)